“In venti anni abbiamo accolto a Castelfiorentino 190 bambini, e non erano mai gli stessi. Quindi, tutte le volte che li salutiamo siamo perfettamente consapevoli che sarà molto difficile rivederli. Il nostro saluto assomiglia molto ad un addio, ma è giusto così”.
Esordisce così Andrea Mezzetti, responsabile dell’associazione Hurria e da molti anni impegnato nell’accoglienza a Castelfiorentino dei bambini Saharawi, nel commentare l’ultima esperienza con questi “piccoli ambasciatori di pace”, che stamani hanno preso la via del ritorno al loro paese dopo quasi due mesi trascorsi in Toscana.
Una permanenza a tappe, distribuita fra i Comuni di di Montaione, San Miniato, Certaldo, Fucecchio, Gallicano, Empoli e in ultimo a Castelfiorentino dove mercoledì sera (24 agosto) si è svolta una grande festa di saluto che ha coinvolto tutti i volontari e le autorità dei comuni interessati. Per l’Amministrazione comunale di Castelfiorentino erano presenti il Sindaco Giovanni Occhipinti e l’Assessore all’Ambiente, Alessandro Giomi.
Una festa in notturna ma illuminata dai fuochi, dalle danze. E, soprattutto, dai sorrisi di questi bambini, che sono abituati a vivere in mezzo al deserto e sanno perciò apprezzare ogni cosa. Come è noto, i saharawi si battono da decenni per un referendum che offra loro la possibilità di diventare uno stato indipendente dal Marocco, ed è per questo che i loro bambini vengono definiti “piccoli ambasciatori di pace”.
Durante la loro permanenza in Toscana, i bambini Saharawi sono stati sottoposti a visite sanitarie e ad alcune terapie. Hanno fatto conoscenza di un paese molto diverso dal loro, trascorrendo in modo spensierato il tempo a disposizione.
“Oggi giornata di bagagli – aggiunge Andrea Mezzetti – ma niente musi lunghi. Si va a casa. E casa e' casa, anche se in mezzo al deserto. Nei campi di rifugiati, dove mamma, papa, sorelle, amici son pronti a festeggiare il loro ritorno.”
“Per un attimo – conclude Mezzetti - si dimentica il perche' di questa ospitalita'. Ma poi, stasera, quando rientreremo dall'aeroporto, ci sara' un vuoto. Una strana tranquillita' si mischierà ai ricordi dei primi giorni. E ci sarà modo di riflettere sul motivo vero del nostro impegno: il sostegno politico - oltre che umano - ad una causa di evidente ingiustizia internazionale”.
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