Pubblichiamo qui sotto la mail ricevuta nei giorni scorsi e sotto alcune risposte.
APPELLO Alle vive coscienze e allo spirito della responsabilità No al separatismo. No allo sfruttamento dei bambini dei campi di Tindouf La situazione drammatica che vivono i nostri fratelli nei campi di Tindouf in Algeria è conosciuta da tutti e, come per tutti i conflitti, i bambini sono le vittime principali, vista la loro sensibilità. In questi giorni, arrivano in Italia gruppi di bambini provenienti dai campi, col pretesto di calmare le sofferenze e permettere loro di godere della loro infanzia anche solo per pochi giorni. Ma, aldilà delle considerazioni e delle volontà degli organizzatori (associazioni e qualche enti locali), il “Polisario”, come al solito, non perde occasione per servirsi delle popolazioni dei campi – quali che siano le loro età e le loro sensibilità – per utilizzarli a fini politici, militari e soprattutto sfruttare le loro sofferenze ed il dramma che vivono per ottenere più aiuti e fondi. Cosi, il fatto di portare dei bimbi dagli 8 ai 10 anni, in un’operazione che il “Polisario” desidera sia un’operazione politica che mira a difendere le tesi del separatismo e i cui mezzi di persuasione non sono altro che l’innocenza dei bambini, questo non è che un altro modo di usurpare la loro infanzia e il suo utilizzo nella guerra, soltanto che questa volta al posto del kalashnikov c’è lo slogan separatista. Quindi, ci permettiamo di rivolgersi alle vive coscienze e allo spirito della responsabilità di consigliare i nostri fratelli del “Polisario” di smettere di strumentalizzare i dolori di quelli che sono sotto suo sequestro nei campi di Tindouf per fine di profitti materiali. E’ da segnalare che gli aiuti umanitari – sempre ben accolti – non fanno, in realtà, che prolungare le sofferenze dei nostri fratelli a Tindouf e creare una popolazione assistita, incapace di progettare il domani, un tipo di società handicappata le cui prossime generazioni non hanno prospettive né futuro. Se da un lato è apprezzabile l’azione umanitaria a favore di questi bambini, dall’altro lato, è nostro dovere attirare l’attenzione di tutti sullo sfruttamento di questi piccoli per fini politici e la loro strumentalizzazione per i bisogni della propaganda dei separatisti del “Polisario”. Denunciamo, infine, che il vero e l'unico responsabile della situazione drammatica in cui si trova la popolazione di Tindouf è l’organizzazione separatista il “Polisario” che non sono salvati dal suo crudele sfruttamento nemmeno i bambini. Sabato 16 Luglio 2011
Rete delle associazioni della comunità marocchina in Italia Per info Yassine belkassem 3398746756
Risposta dell’Associazione Hurria
Per rispondere alle provocazioni dell’ormai noto Belkassem si deve precisare che l’appello alle vive coscienze e’ ben raccolto. Proprio la vivacita’ delle nostre coscienze ci fa comprendere che parlare di separatismo da parte di una forza occupante illegalmente un territorio, il sahara occidentale, e’ assurdo. Il Marocco occupa il territorio indebitamente, con violazione dei diritti umani, con violenza continua, perpetrata, ripetuta e documentata da organismi internazionali tra i quali Amnesty International.
Il sig. Belkassem che si ritiene, immaginiamo a torto, rappresentante delle comunita’ marocchine offende anche le istituzioni italiane, sia gli enti locali che il governo asserendo che si tratti di separatismo. Per la risposta a queste illazioni basta riferirsi ai documenti ufficiali dell’ONU. Il territorio del Sahara Occidentale e’ un territorio non autodeterminato. La forza occupante non dovrebbe sfruttare le risorse di questo territorio. C’e’ una missione ONU dedicata al rispetto del piano di pace ed alla predisposizione di un referendum: la MINURSO. Il nostro governo ha un ufficio permanente per questa causa riconoscendo il Polisario come parte in causa, i nostri enti locali che collaborano con le nostre associazioni e con i saharawi hanno compiuto scelte con coscienza, saggezza e lungimiranza, documentandosi con coscienza viva.
Invitiamo quindi il sig. Belkassem che molto probabilmente e’ rappresentante di se stesso o di pochi altri al soldo dell’intelligence marocchina, pagati ad hoc per disturbare, ad accettare questa REALTA’ che in Italia e in tanti altri paesi democratici del mondo e’ affermata.
Per quanto riguarda l’aspetto dello sfruttamento dei bambini per fini diversi, si rimanda al titolo del progetto: Piccoli ambasciatori di pace. Non solo serve a togliere i bambini dal caldo insopportabile del sahara nei mesi estivi, a controlli sanitari, alla crescita culturale, al gioco assieme ad altri bambini italiani, ma certamente serve anche alla dimostrazione reciproca di solidarieta’ verso una causa di ingiustizia internazionale che dura da troppi, troppi anni. I volontari, le associazioni e le istituzioni che partecipano a questo progetto di accoglienza esprimono vicinanza alla causa di giustizia, esprimono vicinanza a chi soffre e dimostrano una solidarieta’ umana fattiva. Le famiglie che riabbracceranno i loro figli al rientro da questa vacanza potranno giovarsi dei propri figli rinvigoriti nello spirito e nel fisico, certi che questo popolo non e’ lasciato solo a difendere la giustizia negata.
Risposta del Coordinamento Toscano Solidarietà al Popolo Saharawi
I bambini saharawi, piccoli ambasciatori di pace.
Da oltre 25 anni decine di migliaia di bambini saharawi usufruiscono di vacanze estive, grazie alla solidarietà di Enti locali e di istituzioni , nei paesi dell’Europa: la Spagna accoglie ogni anno circa 15.000 bambini, l’Italia circa 500.
La Toscana è la Regione italiana dove si concentra la maggior parte di questa ammirevole iniziativa, in virtù anche del grande numero di Comuni e Province gemellate (circa 180).
La visita dei bambini non ha solo lo scopo di sottrarli da un’estate nel deserto, di concedere loro alcune settimane di svago, di far in modo che conoscano altri bambini e che scoprano “il resto del mondo” dove noi viviamo.
Questi bambini ci ricordano un ingiusto conflitto, sospeso ma non dimenticato; essi testimoniano con la loro radiosa presenza che la guerra può essere vinta con la conoscenza e con la solidarietà; essi sono, in una sola parola, piccoli ambasciatori di pace.
Al termine della vacanza estiva i bambini saharawi torneranno nei campi dei rifugiati di Tindouf, e cosa li costringe a tornare in uno dei deserti peggiori del pianeta per la vita umana e non nel bel Sahara Occidentale bagnato dall'Oceano Atlantico, se non l'invasione marocchina del 1975 ?
Invasione condannata dalle Nazioni Unite e in pratica da tutti i paesi del mondo perchè nessun paese del mondo, nessun paese del mondo, neppure la Francia, riconosce i confini marocchini dopo la aggressione al Sahara Occidentale.
Non crediamo occorra dire altro, magari ricordiamo solo il massacro di pochi mesi fa del “Campo della dignità” di El Aaiun occupata, tutto il resto è solo fandonia solo scelta di campare facendosi pagare dalla Ambasciata del Regno del Marocco per le proprie bassezze.
Siamo certi che i cittadini marocchini in Italia, che godono di tutti i diritti civili e sociali e conoscono il prezzo che gli italiani hanno pagato per avere diritto a tutto ciò esportino nel loro paese di origine gli universali principi di uguaglianza, di onestà e di fratellanza.
Firenze, 19 Luglio 2011 Tratto da uno scritto di Souadou LAGDAF
Donna saharawi residente in Italia |