Associazione nazionale di solidarietà con il popolo sahrawi
COMUNICATO STAMPA Crollerà anche il muro del Sahara Occidentale I difensori dei diritti umani sfidano Mohammed VI
Roma, 27 maggio 2011
Una sfida al re del Mohammed VII è quello che hanno deciso di lanciare i sette sahrawi dei Territori occupati che nell’ottobre 2009 erano stati arrestati all’aeroporto di Casablanca al ritorno dai campi profughi sahrawi in Algeria. Una parte dei “Sette di Casablanca”, come da allora sono conosciuti, ritornerà all’inizio di giugno a visitare le proprie famiglie rimaste nei campi profughi. Lo ha annunciato oggi, nel corso di una conferenza stampa a Roma, Ahmed Naciri uno degli ultimi tre, dei “Sette”, ad essere stato liberato, il 14 aprile, dopo venti mesi di carcere. Naciri – uno dei difensori dei diritti umani più attivi nel Sahara occupato dal Marocco – ha affermato che i sahrawi vogliono in questo modo riprendersi il diritto alle visite familiari, il diritto a muoversi liberamente, anche al di là del muro che divide in due il Sahara. “Il muro – che tiene separate le famiglie - deve crollare, anche quello del silenzio attorno alle violazioni dei diritti umani”. Questa volta i “Sette” saranno accompagnati da un’ottantina di altri difensori dei diritti umani. Tra questi anche alcuni dei giovani che nell’ottobre scorso avevano dato vita a Gdeim Izik, alla periferia di El Aiun occupata, ad un “Accampamento della dignità”, il primo movimento di ribellione che ha percorso il mondo arabo. In questo spazio di libertà, si erano radunate ventimila persone prima di essere violentemente sgomberate dalle forze di occupazione. Molti giovani sono stati imprigionati, quelli tornati in libertà hanno deciso di partecipare a questa nuova sfida. Gli attivisti dei diritti umani intendono in questo modo dare una svolta alla loro azione, e affermare il diritto ad avere dei diritti, anche a costo di essere nuovamente imprigionati. Nel corso della Conferenza stampa l’avv. Francesca Doria, osservatrice internazionale, ha denunciato il brusco cambiamento di politica da parte delle forze di occupazione. Nel corso del processo contro i “Sette” gli imputati sahrawi, i loro parenti e gli osservatori internazionali sono stati oggetto di minacce e di pesanti intimidazioni. Nel tentativo di arginare la protesta il Marocco cerca di utilizzare i coloni contro la popolazione sahrawi. Ahmed Naciri ha affermato di aver chiesto al governo italiano, un incontro svoltosi oggi stesso al Ministero Affari Esteri, di inviare missioni di osservazione dei processi e di mantenere rapporti con la società civile sahrawi dei Territori occupati, come già stanno facendo le ambasciate a Rabat di alcuni paesi, ad esempio Svizzera, Stati Uniti, Belgio. Omar Mih, rappresentante del Fronte Polisario in Italia, ha annunciato che negli stessi giorni in cui i difensori dei diritti umani visiteranno i campi profughi sahrawi in Algeria, si svolgerà una nuova tornata dei negoziati tra Marocco e Polisario, dal 5 al 7 giugno nei pressi di New York, sotto l’egida di Christopher Ross, inviato speciale del Segretario generale dell’Onu per il Sahara Occidentale. Ahmed Naciri è per la prima volta in Italia e in Europa, invitato dall’ANSPS a partecipare alla propria assemblea annuale per lanciare la campagna per il rispetto dei diritti umani nei territori occupati del Sahara Occidentale.
Ahmed Naciri Difensore dei diritti umani nei Territori occupati del Sahara Occidentale
Ahmed Naciri è uno dei difensori dei diritti umani più attivi nei Territori occupati del Sahara Occidentale, e particolarmente nella città di Smara, dove risiede. Nato nel 1971, Naciri ha fatto i suoi studi nella città di Smara fino alla maturità. E’ sposato e padre di 4 figli. Presidente dell’Associazione marocchina dei diritti umani (AMDH) di Smara, è Segretario generale del Comitato sahrawi per la difesa dei diritti umani di Smara, Presidente di “Sole della libertà” per la protezione dei difensori sahrawi dei diritti umani, associazione costituita a Smara, all’inizio del 2010, mentre si trovava ancora in prigione. Ha subito nel corso degli anni la repressione da parte delle autorità di occupazione marocchine, ed è stato arrestato ben 6 volte. La prima volta lo è stato a Smara il 5 gennaio 1992, e imprigionato per una ventina di giorni in un luogo segreto, insieme ad altre 41 persone per aver tentato di far uscire informazioni dai territori. La seconda volta è stato arrestato il 22 agosto 1992 mentre cercava di attraversare la frontiera tra Marocco e Algeria, insieme ad altre 4 sahrawi per raggiungere il Fronte Polisario; è rimasto per 5 giorni a Oujda e poi 15 giorni a Rabat, dove è stato finalmente liberato. Nell’ottobre dello stesso anno è nuovamente arrestato durante 22 giorni per aver partecipato a Smara a manifestazioni popolari. Il 5 marzo 1993 viene arrestato nuovamente a Smara perché partecipa a manifestazioni che chiedono “libertà per il popolo sahrawi”. Trasferito a Rabat, in un centro della polizia, vi rimane fino all’aprile 1994. E’ nuovamente arrestato e imprigionato per 18 mesi a partire dal 2002, prima a El Aiun, poi nella prigione di Ait Mellul, in Marocco dopo una condanna da parte del Tribunale, in quanto ricercato per aver partecipato alle manifestazioni contro la visita del re Mohammed VI a Smara nel novembre 2001. Durante tutti i periodi di detenzione ha subito maltrattamenti, violenze e condizioni di vita degradanti. Impiegato comunale, è stato licenziato, per ritorsione, nel settembre 2008, dopo aver preso contatto con l’organizzazione per la protezione dei difensori dei diritti umani Front Line. L’ultima volta Ahmed Naciri viene arrestato all’aeroporto di Casablanca l’8 ottobre 2009, insieme ad altri 6 difensori dei diritti umani, tra cui una donna, liberata nel successivo gennaio per ragioni di salute. I sette si erano recati il 26 settembre 2009 nei campi profughi sahrawi in Algeria dove, per la prima volta, avevano potuto incontrare i propri familiari in esilio. Da allora gli arrestati sono riconosciuti dal movimento di protesta sahrawi e dalla solidarietà internazionale come i “Sette di Casablanca”: Naciri, insieme agli altri, è tradotto davanti al Tribunale militare di Rabat con l’accusa di “attentato alla sicurezza esterna” dello Stato, dopo aver subito un pesante interrogatorio per otto giorni nei locali del Commissariato di polizia da parte dei Servizi di sicurezza. Nel febbraio 2010 partecipa con gli altri ad uno sciopero della fame di 41 giorni, fino al 28 aprile, che lo debilita in maniera grave. Nel maggio dello stesso anno, dopo la messa in libertà provvisoria di altri tre dei sette, rimane tra gli ultimi tre prigionieri, insieme ad Ali Tamek e Brahim Dahan. Con i suoi compagni di prigione il 13 settembre 2010 inizia un nuovo sciopero della fame di 48 ore, per protestare contro l’imprigionamento senza capi di imputazione formale né processo, chiedendo la propria liberazione o un giusto processo. Il 15 ottobre 2010, Naciri e gli altri 6 sono presentati ad un Tribunale ordinario, poiché il 23 settembre il Tribunale militare si era dichiarato incompetente. Questa e le altre tre successive udienze (5 novembre e 17 dicembre, 7 gennaio 2011) sono caratterizzate da un’atmosfera intimidatoria molto pesante, causata dall’atteggiamento di avvocati marocchini, e da manifestazioni pro-marocchine, convocate ad arte, malgrado la presenza di numerosi osservatori internazionali di diversi paesi, tra cui l’Italia. Nel frattempo, a partire dall’8 novembre 2010, dopo lo sgombero manu militari dell’Accampamento della dignità a Gdeim Izik, a una dozzina di km da El Aiun, le prigioni si riempiono di nuovi arrestati, mentre il numero delle vittime rimane imprecisato a causa del rifiuto da parte del Marocco di consentire un’inchiesta internazionale indipendente. L’11 gennaio 2011, in segno di protesta, Naciri e gli altri due detenuti, effettuano un nuovo sciopero della fame di 48 ore, con una solenne dichiarazione nella quale chiedono, tra le altre rivendicazioni, lo svolgimento di un giusto processo e il miglioramento delle condizioni di detenzione nella prigione di Akacha a Casablanca, dove nel frattempo sono stati trasferiti. La quinta e ultima udienza si è tenuta, nello stesso clima intimidatorio, il 14 e 15 gennaio. Nel marzo 2011 Naciri e gli altri due sono trasferiti nel carcere di Rabat-Salé. Un mese più tardi, il 13 aprile, Naciri e gli altri annunciano un nuovo sciopero della fame, questa volta a oltranza. Il giorno dopo, il 14 aprile, Naciri e i suoi due compagni di prigione, vengono posti in libertà provvisoria. E’ il suo primo viaggio in Italia e in Europa. E’ stato invitato dall’ANSPS in occasione della sua assemblea annuale per promuovere la campagna per i diritti umani nel Sahara occupato. Nel corso della sua visita, il figlio quattordicenne, El Hafad, è stato sequestrato e picchiato a Smara dopo una manifestazione. Maggio 2011
http://www.ansamed.info/it/news/MI.XAM52045.html
SAHARA OCC:ATTIVISTA,PRONTO A TORNARE IN CARCERE PER DIRITTI
27 Maggio , 16:17
(ANSAmed) - ROMA, 27 MAG - Pronto a tornare in carcere, dopo esserne appena uscito, per affermare il suo diritto di fare visita ai familiari in un campo profughi Saharawi vicino a Tindouf. E' la forma di protesta alla quale si e' detto pronto Ahmed Naciri, in un incontro con la stampa a Roma con la Associazione nazionale di solidarieta' con il popolo Saharawi. ''Vi e' una forte probabilita' che io sia rimesso in carcere - ha detto Naciri -. Del resto e' dal 1975 che il Marocco viola sistematicamente i nostri diritti umani''. Fra gli attivisti piu' attivi del Sahara Occidentale, e in particolare delal citta' di Smara, Naciri e' uscito dalle carceri marocchine il 14 aprile scorso. Vi era finito appunto, con altri sette attivisti, nell'ottobre 2009. ''Volevamo far visita ai mostri familiari ma anche rompere il cerchio mediatico imposto dalle autorita' marocchine sulla questione Saharawi'', ha ricordato, riferendo di essere passato davanti ad un tribunale militare e poi anche uno civile. A due udienze di quest'ultimo ha assistito, da osservatrice internazionale, anche l'avvocato Francesca Doria. ''In aula vi erano numerosi avvocati marocchini - ha testimoniato - che lanciavano slogan contro gli imputati accusandoli di essere al soldo dell'Algeria'', mentre la volta successiva si sono presentati anche ''coloni marocchini che hanno impedito ai legali di avvicinarsi al banco''. Dopo vari rinvii, gli imputati sono stati liberati, ha concluso, ''senza una sentenza''. Oggi Naciri ha detto di aver incontrato anche un dirigente del ministero degli Affari esteri, cui ha chiesto il sostegno dell'Italia per la difesa dei diritti umani dei Saharawi. Con lui anche il giornalista Luciano Ardesi e Omar Mih, rappresentante del Fronte Polisario in Italia. ''Il 7 giugno a New York riprenderanno i colloqui per i negoziati informali con il Marocco sotto l'egida dell'Onu - ha detto Mih - noi chiediamo che la missione Onu (la Minurso, ndr) abbia la delega anche sul controllo del rispetto dei diritti umani''. I negoziati, condotti dall'inviato Onu Christopher Ross, vedono le due parti divise da tempo, con il Marocco disposto a concedere un regime di autonomia all'ex colonia spagnola, e il Polisario che chiede un referendum per l'autodeterminazione. (ANSAmed).
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